"Italianità" negli studi dei Georgofili: 1848-1870

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Esposizione documentaria nell'ambito delle manifestazioni programmate dei Georgofili per il 150° Anniversario della Unità Nazionale
Inaugurazione ore 14.30 - Orario di apertura: ore 15.00 - 18.00


Se il 1848 può essere considerato come uno spartiacque oltre il quale si delineava un futuro possibile nuovo disegno dell’assetto politico italiano, nei Georgofili il senso di “italianità” aveva radici antiche, e se questa acquisiva di mano in mano nuovi connotati, alla luce degli eventi storici del tempo, l’Accademia dei Georgofili aveva teso fin dalla sua fondazione, 1753, ad unire le menti più eccelse, tutte, dovunque fossero, per raggiungere il progresso morale, civile, sociale dell’intera umanità.
Gli uomini di scienza e di cultura dunque facevano parte di “una stessa e concorde famiglia”
anco con i più lontani per distanze e costituzioni diverse, perché sono tutti diretti dagli stessi principii, dall’istessa uniformità di opinioni, sì per l’insegnamento che per la morale e fisica educazione, senza altro codice di leggi che quello di essere utili all’umanità (Gallizioli, 1838)
Quella fitta rete di Soci Corrispondenti che da subito aveva iniziato a funzionare come veicolo di conoscenza aveva creato di fatto una unità scientifica che accomunava gli accademici fiorentini con uomini di intelletto di altri Stati italiani e stranieri , antecedente a quella aspirazione ad una unità politica.
Dal canto loro i Georgofili, “fedeli … all’antichissima sapienza economica di questa terra beata … unificando la teoria colla pratica”, avevano dato avvio al perfezionamento dei costumi, all’incivilimento del popolo, alla salvaguardia delle civili garanzie. Essi si erano fatti espressione nel tempo di quella “forza espansiva” (Cesare Beccaria) operando con “il braccio libero” e “la mente illuminata”, diffondendo il sapere e la conoscenza (Antonio Targioni Tozzetti, 1840).
La difesa della libertà economica aveva corrisposto all’affrancamento degli uomini dal “patriottismo” per andare incontro ad un nuovo “umanesimo”, cioè un’ unica grande visione del consesso umano, liberato dalle spirali del protezionismo, vale a dire quella forma di guerra latente che fomentava le “gelosie nazionali” (Ricasoli, 1835).
Passare dalla libertà economica a quella politica fu processo naturale per i Georgofili: dopo aver teso al “perfezionamento economico, e morale”, l’intera società italiana doveva tendere a riscattare la”sua antica grandezza” e porsi alla testa del proprio rinnovamento ” (Marzucchi, 1838).
In questo procedere i Georgofili si trovarono naturalmente coinvolti nel processo politico di unificazione nazionale, unico status capace di rivitalizzare il “genio italiano” e dimostrare per la “bella e divisa penisola” la possibilità di un’era nuova di libertà e solidarietà (de’ Ricci, 1837)
Attraverso l’individuazione di elementi identitari, l’”italianità” prendeva forma e si realizzava. La lingua, sempre difesa dai Georgofli, la lingua dei grandi del passato, quella di Dante, “una nella penisola” (Ciardi, 1862) costituiva il primo elemento per cementare l’unione fra i popoli e diveniva strumento di elevazione civile e morale attraverso quel costante impegno che fu dell’Accademia di educare ed innalzare i cuori e gli intelletti. Così anche l’opera educativa, scevra da inutili romanticismi e “tenebrose metafisicherie” (Bufalini, 1859) diveniva strumento di unione fra gli uomini, elevandone lo spirito e fondendo in unico grande sentire “il mondo delle cose materiali e il mondo delle cose spirituali” (Lambruschini, 1870).
Ad unificazione avvenuta fu agevole per i Georgofili trasferire il loro piano di intervento dalle questioni più specificatamente toscane a quelle italiane e non vi fu questione affrontata dal nuovo Parlamento che non aprisse in seno accademico riflessione e dibattito: dal nuovo codice penale (sono da ricordare gli interventi contro la pena di morte di Francesco Bonaini nel 1861, come già di Carlo Torrigiani all’inizio degli anni Quaranta), al corso legale della moneta d’oro (Lambruschini, Ridolfi, 1862), al progetto per la nuova rete ferroviaria italiana (Ciardi, 1862), alla riforma delle imposte fondiarie (Luigi Ridolfi, 1863), all’esproprio come strumento di tutela dei monumenti (Poggi, 1864).
E non sempre le posizioni dei Georgofili furono concordi con quelle del Parlamento italiano.

L’esposizione costituisce una anteprima di un più vasto momento espositivo, previsto per aprile 2011, che amplierà l’arco cronologico di indagine dal 1870 al 1915.
Contestualmente all’esposizione sul sito dell’Accademia sarà pubblicato un saggio storico-documentario in cui sono sviluppati i temi sopra accennati e che costituisce la prima parte della pubblicazione prevista nel 2011 per celebrare i 150 anni dell’Unità d’Italia.