La riforma agraria in Basilicata. Settanta anni dopo (1950-2020)

Seminario

Sulla realizzazione della Riforma agraria finalizzata all’esproprio e ridistribuzione dei terreni ai contadini, molti pareri sono stati concordi sulla necessità di una rapida soluzione, a causa delle gravi tensioni sociali, che si verificarono, specialmente nel Mezzogiorno, nell’immediato dopoguerra con scontri, spesso finiti tragicamente. Scriveva l’illustre economista Rossi Doria “Quella del Mezzogiorno è una realtà in contrasto con le più elementari esigenze della civiltà. Il livello dei consumi delle masse contadine del Sud è il più basso d’Italia, tra i più bassi del mondo… Ai bassi consumi e al durissimo lavoro si accompagnano condizioni di vita non degni di esseri umani”. Nell’affrontare il problema le posizioni dei politici furono alquanto differenti, dalla soluzione più radicale dei comunisti, basata sull’espropriazione e ripartizione dei latifondi ai contadini a quella più conservatrice a difesa dei proprietari terrieri. Prevalse la politica dei moderati, con l’approvazione della legge 841/50 nota come “Legge stralcio”, in linea con il dettato costituzionale impostata sulla piccola proprietà contadina. Nello stesso anno, con legge del 10 agosto n. 646 fu approvata la “Cassa per il Mezzogiorno, per opere straordinarie di pubblico interesse nell’Italia meridionale. In Basilicata la superficie espropriata fu di circa 60mila Ha, in gran parte nella provincia di Matera, in particolare nella pianura metapontina. La riforma agraria, pur con le sue luci ed ombre sui risultati ottenuti, fu una grande opportunità per il riscatto contadino dal giogo latifondista. A distanza di settanta anni, l’incontro odierno vuol essere una occasione per un approfondito dibattito sulle prospettive economiche di questa regione.

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